Progetto Turistico-Culturale
Città Museo Roscigno Vecchia

project Museum Town of Roscigno Vecchia

Roscigno Vecchia è oggi un paese “abbandonato”, ma prezioso e silenzioso custode di eccezionali testimonianze storiche e culturali del Cilento.

Luogo di memoria, di emozioni, di preziosi ricordi, soprattutto per chi come me, nato e cresciuto a Roscigno, vi ha vissuto e condiviso momenti di festa, fiere, matrimoni, processioni, competizioni sportive e incontri a casa di parenti e amici.

Unico il suo cimitero, culla della comunità fino al 1954, dove dal 1952 riposa anche mio padre, mai conosciuto poiché sono nato nell’anno della sua scomparsa.

A Roscigno dunque le mie radici, di una storia e una cultura Cilentana di cui vado fiero, e che con la Pro Loco fondata nel 1983 proteggo e promuovo da quarant’anni.

Da questa storia nasce la mia passione, la mia dedizione nel proteggere il borgo di Roscigno Vecchia come un delicato gioiello di umanità, una preziosa risorsa per il territorio che non può essere lasciata all’incuria, né del tempo, né degli uomini.

Purtroppo, il totale trasferimento dei suoi abitanti terminato nei primi anni ’60 del secolo scorso, non ha trovato comunque soluzioni di rigenerazione neppure con i nostri sforzi in 40 anni di attività della Pro Loco, lasciando tutti, me compreso, impotenti, sempre più impotenti di fronte all’evidente ed inesorabile degrado del borgo antico, e dello spopolamento anche della nuova Roscigno.

Da tale consapevolezza, nasce il dovere, oltre che la necessità e l’urgenza, di prestare la dovuta attenzione, con saggezza e lungimiranza, al suo patrimonio storico, culturale, artistico, architettonico, sociale e spirituale, che non sono solo dei Roscignoli, ma dell’intero Cilento, un territorio ricco di piccoli comuni dimenticati di una Italia che dovrebbe essere unita e fare sistema, ma che in realtà disgrega, e a maggior ragione dopo la triste esperienza dell’emergenza COVID, che invece di rilanciare le opportunità che questi posti possono offrire per il “buon vivere”, rispetto alla città, ha in realtà isolato ancora di più le eccellenze, creando sempre più differenze tra Cilento costiero e Cilento interno.

Bisogna ridare centralità diffusa al territorio, e nuovo ruolo e dignità alle piccole comunità quanto a quelle di grande richiamo turistico e di finanziamento pubblico, promuovendo la cultura del Cilento come una cultura unitaria e omogenea, con pari potenzialità poiché complementari e sistemiche.

E’ necessario fare squadra, favorire il “coordinamento dal basso”, ed è questo che la Pro Loco cercherà di rafforzare a partire dal 2024, forte anche della normativa nazionale che disciplina il terzo settore.

In tale ottica, si sta anche valutando un percorso parallelo a quello tradizionale, la creazione di un fondo privato internazionale capace di avviare progetti di recupero e di salvaguardia del recuperabile, creare posti di lavoro, ridonare Roscigno Vecchia e Nuova alla sua gente, al territorio, al Cilento, come risorsa territoriale non solo a parole, ma nei fatti, con ricaduta nella vita quotidiana di tutti, culturale, economia, reale fonte di rigenerazione per il decollo di un “sistema CILENTO”, da sempre ambizione e sogno della Pro Loco, e forti oggi anche della partnership con White Oak, società amica e appassionata ambasciatrice del Cilento nel mondo.

Nell’attesa del 2024, dovrà essere nostro impegno rafforzare anche l’organigramma della Pro Loco, in funzione sia della normativa nazionale del terzo settore a cui oggi aderiamo, sia del programma della attività 2024-2026 che prevede la necessità di specifiche competenze e maggiore risorsa umana. Segue relazione dettagliata elaborata dal Direttivo.

IL PRESIDENTE

Terra Silente

In Campania, a sud di Salerno, nel cuore del Parco Nazione del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, protetto da valli e monti incantevoli, antichi querceti, purissime acque sorgive, e tra gli uliveti più puri del Cilento, la meravigliosa Terra Silente, si erge l'antico borgo di Roscigno Vecchia. Abbandonata tra il 1908 e il 1960 per motivi di sicurezza, a causa di presunte frane mai verificate, la sua intera popolazione si trasferì nel paese nuovo, l'odierna Roscigno, nota anche come Roscigno Nuova, a circa 1 km più a monte.

Il borgo vecchio ha comunque resistito all'incuria dell'uomo e alla riappropriazione del territorio da parte della Natura, lasciando ancora leggibile l'impianto urbano intorno alla piazza, benché per lo più in rovina, divenendo sempre più meta di decine di migliaia di turisti ogni anno, affascinati dalla maestosità del silenzio urlante, di un borgo in apparenza fantasma, ma che mai ha smesso di pulsare.

Monte Pruno

I primi insediamenti nel territorio di Roscigno sono attestati al VI secolo a.C., nell'area archeologica di Monte Pruno. Si tratta di un pianoro fertile, ricco di querce e acque, tra il fiume Ripiti e l'affluente Sammaro, in posizione strategica su una delle vie di comunicazione più importanti della storia classica e medievale dell'Italia meridionale, quella che collegava Paestum a Metaponto passando per il Vallo di Diano.

L'insediamento era fortificato, sede di un principe di cui è stata trovata la tomba, e fu abitato molto probabilmente anche dai Romani prima delle invasioni barbariche che decretarono la fine dell'Impero Romano d'Occindente nel 476.

1086-1960

A seguito delle invasioni a cui fu soggetto il Cilento, come il resto d'Italia, tra la fine dell'Impero Romano d'Occidente e l'inizio del Medioevo, e in modo particolare prima con i Longobardi nel VI secolo, poi con i Saraceni a partire dal VII, il Cilento vive una frenetica migrazione dalla costa verso le aree interne, al riparo tra le montagne, dando origine a nuovi insediamenti proto-urbani. E' la storia di molti centri medievali del Cilento, tra cui Roscigno.

La più antica fonte documentale su Roscigno è un atto di donazione del 1086.

La chiesa Santa Venera “sita in terra di Russino”, di proprietà di Giordano signore di Corleto, viene donata all'abbazia SS. Trinità di Cava dei Tirreni.

Non esiste molto altro per i secoli a seguire. Le fonti sono scarse, quasi inesistenti, e anche nei testi più autorevoli si scrive poco della Roscigno medievale.

Intorno al 1300 il borgo è riportato come casale di Corleto, da cui si stacca nel 1543 passando a Barbara Carocciolo.

Nel 1621 diviene proprietà ducale della famiglia Villani.

Nel 1853 è proprietà della famiglia Albino Caraffa. In seguito a due leggi speciali, del 1902 e del 1908, si stanziano sussidi statali a favore dei paesi franosi.

Roscigno aderisce e l'intero borgo inizia le procedure di sgombero terminate intorno al 1960. Roscigno diventa Roscigno Vecchia.

Pietra e Legno

A dominare la piazza, la chiesa di San Nicola di Bari a tre navate, nella sua ultima versione del 1720, oggi in stato di abbandono e interdetta al pubblico. Intorno alla piazza, vi erano le case dei nobili, le botteghe, le case contadine di schema medievale a tre livelli (stalla-cucina-letto).

Le strade principali che si diramano dalla piazza, collegavano il borgo a sud e a nord alle vie maestre tra Paestum e Metaponto, passando per il Vallo di Diano.

Ciò che sopravvive, benché per lo più ruderi, fa dedurre che ancora all'epoca dello sgombero, le case nobili avevano una scala interna in pietra, quelle artigiane una scala esterna in pietra, quelle contadine una scala interna in legno. In quelle contadine, la stalla a piano terra era fonte di calore in inverno, anche se costava il fastidio del cattivo odore.

Materiale da costruzione dominante era la pietra, con muri a sacco. Tutto il resto era in legno di quercia, con pareti interne a telaio incannucciato ancora visibile in qualche edificio recuperato dalla Pro Loco.

40 anni

Definita la “Pompei del Novecento”, dal giornalista Onorato Volzone de Il Mattino nel 1983, Roscigno Vecchia è ancora oggi, più di ieri, ferma nel tempo.

Il suo fascino è unico, ed è a sua tutela che nel 1983 nasce la Pro Loco Roscigno Vecchia, e che da allora ha fatto del borgo la sua sede ed il cuore pulsante delle sue attività.

Nascono il “Museo della Civiltà Contadina”, il “Museo della Casa Contadina”, numerose manifestazioni di attrazione turistica, e le annuali “Festa di Roscigno Vecchia”, “Pane & Olio” e “Roscignoli nel Mondo”.

Si riesce anche a recuperare alcuni edifici, ancora oggi in uso e gestiti dalla Pro Loco, in collaborazione con il Comune, la Curia, la Regione, il Parco Nazionale del Cilento, la Soprintendenza di Salerno-Avellino, e la lungimirante guida dell'allora Sovrintendente Mario De Cunzo.

Numerose anche le collaborazioni accademiche, tra cui quella con l'Università di Napoli "Federico II".

Alla ricerca della Roscigno Medievale

Malgrado ogni sforzo, il borgo è sempre più in rovina. Per mancanza di fondi pubblici, e per mancanza di investitori locali, a causa dello spopolamento e dell'impoverimento anche della Roscigno Nuova.

In occasione dei 40 anni dalla sua fondazione, e a 28 anni dall'avvio del progetto Città Museo, la Pro Loco fa dunque il punto della situazione e reputa ormai necessaria una revisione delle strategie.

E' tempo di una soluzione completamente svincolata dal pubblico, e di chiedere aiuto ad investitori privati internazionali. E' in tale ottica che a giugno 2023 avvia una partnership con White Oak Arkitecture, firma di progettazione internazionale, e amica del Cilento, per la valutazione e lo sviluppo di un progetto museale rinnovato, capace di attrarre investitori privati a più vasta scala. White Oak individua nel tema "Roscigno medievale" le massime potenzialità mediatiche e di attrazione di investimento privato, ed avvia a proprie spese un'indagine storica, artistica, architettonica e urbanistica, alla ricerca del borgo medievale di Roscigno Vecchia, sospettando una storia molto diversa e ben più prestigiosa di quanto raccontato.

Le indagini si svilupperanno per tutto il 2024, e se l'intuito sarà verificato, il coinvolgimento di investitori privati internazionali non sarà limitato al borgo, ma sarà esteso al territorio. Come spiega White Oak, gli stessi investitori vorranno investire anche in progetti di rigenerazione urbana, per soddisfare la richiesta di accoglienza e residenza che genererà il "sistema museale medievale", e che non dovrà essere svincolato dai 5 Patrimoni UNESCO del Cilento. E' in quest'ottica che la Roscigno medievale, più che quella contadina, potrà fare la differenza, producendo attività accademica specialistica, cosa che oggi non accade, e richiamando media e investitori internazionali, che inevitabilmente produrranno effetti sul mercato immobiliare, con la creazione di posti di lavoro, ripopolamento, rigenerazione economica sistemica.

IL DIRETTIVO


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